Stravolgere la realtà non cambia la sostanza

ovvero La coerenza non è di tutti

Comunicato stampa del Segretario Generale Paolo Laguardia

 

Il periodo di campagna elettorale (per l’elezione delle Rsu) a volte gioca brutti scherzi perché induce qualcuno alla vuota polemica ed alla falsificazione della realtà. Questa volta è toccato al segretario provinciale di Gilda che ne ha dato ampia prova in un articolo (generosamente) ospitato sulle pagine della “Gazzetta”.

 

Prendiamo atto che Gilda, il sindacato dell’eccellenza, quello che fino a poco tempo fa voleva gli aumenti per il 3% della categoria, si è accorto che al di sotto di quell’aristocrazia docente cui ha guardato per anni vi è la stragrandissima maggioranza degli insegnanti che sta male. Che vive una situazione di precarietà e di profondo disagio.

Folgorazione recente. Ma meglio tardi che mai.

 

Del rischio di licenziamento degli insegnanti in esubero se ne parla da anni nella scuola. Esistono riferimenti normativi al riguardo, concernenti le procedure di mobilità intercompartimentale, di molto precedenti il decreto legislativo 29/93. Norme rimaste sulla carta, anche grazie alla forte opposizione delle organizzazioni sindacali, Cgil in testa. Disposizioni che mai nessuno si era sognato di attuare fino al 2002, quando l’attuale governo di centrodestra, con il D.L. 212/02 poi convertito dalla legge n. 268/2002, ha previsto per  i docenti in situazione di soprannumerarietà la partecipazione a corsi di riconversione professionale e, in caso di esito negativo, al licenziamento.

 

Poiché l’applicazione della legge divenne problematica per l’estrema difficoltà a individuare le classi di concorso su cui riconvertire i soprannumerari oggi il governo ci riprova con la legge finanziaria, che parla, per questi insegnanti, di “corsi di specializzazione intensivi”. Formulazione ambigua, perché nel nostro vocabolario il termine “specializzazione” è stato finora usato per il sostegno ai portatori di handicap. E che si possa trattare proprio di questo lo confermerebbe il comma successivo, che stabilisce che i docenti in esubero in possesso del titolo di specializzazione per il sostegno sono trasferiti, a domanda o d’ufficio, su posti di sostegno.

Ricordo che su questo vi è stata una netta presa di posizione della Cgil scuola contro un provvedimento ambiguo e un inaccettabile intervento unilaterale su una materia di competenza contrattuale.

 

E’ cambiata la volontà politica sulla scuola. Che questo governo non considera una risorsa strategica per il paese, ma una spesa da tagliare, un costo da ridurre. Meno risorse, meno tempo scuola, meno obbligo scolastico. E meno organici, con tagli indiscriminati al personale docente e Ata (Gilda non se n’è accorta, ma nella scuola vi sono oltre 200.000 Ata che svolgono un ruolo importante).

 

Abbiare alla luna non serve. Le Rsu non sono una conventio ad excludendum nei confronti di alcuno, ma rappresentano oggi un sistema avanzato di relazioni sindacali ed uno strumento di grande partecipazione democratica, che dà la possibilità ad un milione di lavoratori della scuola di eleggere, direttamente nei luoghi di lavoro, i propri rappresentanti.

 

A continuare a proporre elezioni su base provinciale si rischia il delirio. Non si capisce di cosa si dovrebbero occupare i “parlamentini” provinciali (con tanto di gruppi e capigruppo?) dal momento che le decisioni vengono assunte direttamente dalle scuole autonome, ognuna con la sua specificità, e che rendono necessario attivare, a livello di scuola, le relazioni sindacali sulle materie indicate dal contratto nazionale. Le Rsu sono una delle gambe sui cui poggia l’autonomia scolastica, ed uno strumento efficace per un corretto equilibrio dei poteri dentro le scuole.

A meno di voler mascherare la propria idea di democrazia sindacale. Gilda sostiene apertamente due progetti di legge del governo sullo stato giuridico degli insegnanti, che svuotano il contratto e la contrattazione, aboliscono le Rsu, eliminano le assunzioni in ruolo, mettono gli insegnanti sotto tutela politica della maggioranza parlamentare, annullano ogni autonomia del collegio dei docenti e riducono drasticamente la democrazia nella scuola dell’autonomia.

E poi un minimo di coerenza non guasterebbe. Ci si candida per le Rsu presentando liste e candidati e contemporaneamente si lavora per eliminarle!

 

La Cgil scuola è impegnata da tempo in una forte iniziativa per la valorizzazione della scuola pubblica, contro politiche scolastiche regressive che mirano esplicitamente alla destrutturazione del nostro sistema di istruzione ed alla descolarizzazione di massa.

Stiamo lavorando, insieme a Cisl e Uil, per costruire un percorso ampio ed articolato di mobilitazione generale sui temi della scuola, ricercando un consenso ampio dentro e fuori la scuola. Vogliamo coinvolgere un vasto arco di forze e di energie attorno ai temi dell’istruzione, realizzare una vasta area di opposizione sociale capace di contrastare adeguatamente politiche di privatizzazione del sapere. La manifestazione unitaria del 29 novembre scorso, che ha portato 100.000 persone a Roma, è una tappa significativa di questo percorso.

 

Per la scuola rivendichiamo risorse, investimenti, strategie adeguate che mirino alla sua piena valorizzazione. E non i tagli a cui stiamo, da ben tre finanziarie, assistendo.

Su questi obiettivi è impegnata la nostra Confederazione. E su questo misureremo la nostra iniziativa sindacale dei prossimi mesi.

Le polemiche sterili, le sciocchezze a mezzo stampa, la bassa propaganda a scopi elettoralistici, la lasciamo volentieri a qualche “grillo parlante” ed al sindacalismo di quart’ordine di cui è espressione.

 

Potenza, 10 dicembre 2003

                                                                                               

   Paolo Laguardia

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