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Mai piu' precari

Le conclusioni di Enrico Panini segretario generale della FLC Cgil

“Abbiamo giocato d’anticipo organizzando questo convegno anche senza Governo”. Scegliendo tempi e coerenze anche in fase di transizione per essere pronti a presentare le nostre proposte.

Il Ministro Moratti finisce il suo mandato male, se possibile peggio di come lo ha iniziato: è di oggi la notizia del fallimento del suo tentativo di piazzare un ex-sindaco leghista, plurinquisito, alla direzione regionale del Veneto, insieme a quella sullo stop al rientro dei cervelli per la mancanza dei fondi, come riportato dai giornali.

100 anni fa nasceva la CGIL, sono anni apparentemente lontani, ma fin da allora lottare per difendere e affermare le condizioni di lavoro e i diritti si è affiancato alla priorità del sapere come condizione per contrapporsi al padrone.Una grande storia corale.

Siamo in quel solco con questa iniziativa:

  1. Il confronto e la condivisione sono il nostro valore principe; stare insieme è anche fare pedagogia, costruire il consenso;
  2. forte è la dimensione confederale del nostro agire, perché vogliamo “tenere dentro” tutto, rappresentare tutti.

Qui sta la forza che ha messo in ginocchio il Governo Berlusconi.

Ci hanno accusato di essere coloro che volevano contrapporre i padri contro i figli. Ancora una volta dimostriamo che non è così: la precarietà è centrale nella nostra iniziativa, perché vogliamo superarla definitivamente. Perché ormai si tratta di un problema di tutta l’Europa.

Non abbiamo un’idea esclusiva della rappresentanza; ma noi vogliamo esserci e ci siamo. In questi anni l’adesione al nostro sindacato è costantemente aumentata, ma non ci fermiamo, questo richiede maggiore responsabilità e impegno. Per mutuare un’espressione degli ambientalisti:” dobbiamo agire localmente e pensare globalmente”. Dobbiamo essere capaci di rappresentare anche il problema più piccolo, dentro il quadro generale. Per noi la lottare contro la precarietàsignifica un’idea diversa dello sviluppo, che deve esser di qualità, basato sui diritti.

Enrico Panini a questo punto ringrazia i compagni di Napoli e della Campania ed in modo particolare tutti i relatori di queste splendide giornate. Questo convegno è stato impegnativo anche perché organizzato in un modo nuovo, condiviso e corale. Questa fatica di costruzione collettiva ci ha impegnati per quasi due mesi, ma ci ha permesso di dare fino in fondo il senso delle analisi e delle proposte della FLC su tutte le precarietà della conoscenza. E’ la prima iniziativa della FLC in questo nuovo quinquennio e non è un caso che vogliamo partire da qui.

Nei nostri comparti ci sono circa 350.000 precari (per difetto) su 1.300.000 addetti: è il maggior concentrato di precarizzazione mai visto. E’ un grande problema, ma abbiamo la forza anche organizzativa per intervenire con tutta la nostra forza.

La precarietà da patologia grave si è passati a degenerazione. A differenza di quanto sostiene da sempre il centro-destra, per noi il sapere è fondamentale.

Hanno minato alla base il sistema pubblico: un precario della ricerca di Trieste una volta mi ha detto: che da ricercatore in campo fisico si è dovuto trasformare in ricercatore di fondi per la ricerca. E’ stata la politica dell’”ognuno si arrangi”.

La FLC con questo convegno manifestazione decide:
  1. Il lancio di una campagna europea contro la precarizzazione come fatto sovranazionale, perché deve cambiare la filosofia che vedeva la precarietà come modernità;
  2. Una campagna nazionale contro la precarizzazione dal titolo emblematico “MAI PIU’ PRECARI” con iniziative, assemblee, un libro bianco e tante altre attività che la fantasia dei nostri compagni sapranno inventare.
I nostri obiettivi sono:
  1. un piano di assunzioni a tempo indeterminato, dentro il quale il rapporto di lavoro a tempo indeterminatodeve diventare modalità ordinaria;
  2. contrattualizzazione di tutti i rapporti di lavoro con la sola esclusione di casi davvero eccezionali;
  3. diritti civili da garantire “a prescindere” dal rapporto di lavoro, a partire dal diritto al voto per le RSU per tutti;
  4. risorse, risorse, risorse!

Siamo consapevoli di una situazione economica difficile, ma non siamo disponibili alla politica dei due tempi.

Ci vuole discontinuità anche nel tempo, che per noi è un valore.

Le piattaforme ed i contratti devono parlare a tutti, devono quindi assumere l’obiettivo della lotta alla precarietà, estendendo le tutele ed i diritti a tutti.

Il Ministro Moratti ha devastato i nostri comparti. I suoi provvedimenti devono essere cancellati non per motivi ideologici ma perché sbagliati nel merito. Sono provvedimenti che sanciscono le differenze, con il sistema duale alle superiori, il percorso a Y nell’Università, la costante riduzione di fondi per la ricerca, per cui progetti iniziati non possono neppure essere portati a termine. Questo ministro ha devastato anche il precariato con un indegno mercato di punti e titoli, trasformato i diritti in furbizie.

Mi è stato chiesto di tracciare l’identikit del futuro Ministro. I nomi spettano al Presidente del Consiglio, ma noi che siamo stati per 5 anni in prima linea che siamo stati protagonisti nella lotta contro le politiche scolastiche e formative del centro destra, abbiamo diritto di indicare caratteristiche e priorità.

Si deve segnare discontinuità e cambiamento: deve essere un politico, perché si tratta di problemi che riguardano la politica; deve essere un politico di peso, perché di peso sono le questioni della conoscenza; deve esprimere una chiara scelta per il sistema pubblico; deve avere capacità di ascoltare e condividere, non per consociativismo, ma per garantire un vero confronto.

Pablo Neruda ha scritto poesie grandiose, tra le quali “Ode di un giorno felice” che si conclude con “felice fino all’ultimo profondo angolino del cuore”.

Oggi mi sento così perchéBerlusconi non sarà presidente del Consiglio, né è Presidente della Repubblica, né la Moratti ministro dell’Istruzione e se vuole diventare sindaco di Milano deve negare di esserlo stata. Dentro questo risultato c’’e tanta CGIL: autonomia è un fatto, che non vuol litigare con la politica. Non ci sentiamo reduci, non abbiamo finito: ora si riparte con le ipotesi e le proposte. Non basta scuotere la pianta per avere i frutti: si deve continuare con l’impegno e il dialogo.

L’inizio di questo quinquennio con i temi della precarizzazione dei lavori della conoscenza da’ la cifra della nostra coerenza e dei nostri valori.

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