COLLEGIO DEI DOCENTI DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA E DELLA SCUOLA ELEMENTARE DI RIONERO IN VULTURE (PZ) 

 

Il Collegio dei docenti della Scuola dell’Infanzia e della Scuola Elementare di Rionero in Vulture, riunitosi in autogestione, in data 27 giugno 2003,

vista la Legge n. 53 del 28.03.03 – Delega Riforma Istruzione

visto lo Schema di Decreto legislativo concernente la definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione

viste le Indicazioni nazionali per i Piani di Studio personalizzati e relative Raccomandazioni

viste le Ipotesi di Modelli Organizzativi della Scuola Primaria

 

Dopo aver attentamente analizzato le ipotesi innovative quali emergono da tali documenti ufficiali, ha approvato il seguente Documento sulla Riforma degli Ordinamenti, deliberando anche che lo stesso venga inviato:

  • Al Ministro dell’Istruzione Moratti

  • Ai parlamentari lucani, di ogni schieramento politico, perché conoscano e rappresentino, nelle sedi opportune, i nostri sentimenti di preoccupazione ed opposizione ed opposizione verso i processi che si intendono mettere in atto

  • Alle segreterie dei sindacati confederali e dello SNALS

  • Agli organi di stampa

Per prima cosa stigmatizziamo il metodo seguito, dal ricorso allo strumento della Legge delega, applicato ad un tema così importante, per le conseguenze a lungo termine nel contesto sociale e nello sviluppo stesso del Paese, alla forzatura con cui si vuole dare il via ai nuovi modelli organizzativi nelle scuole dell’Infanzia ed Elementare, fin da settembre, in  assenza dei Decreti delegati,e quindi in dispregio delle procedure previste dalla Costituzione e dalla normativa vigente, e senza un chiaro quadro normativo che definisca i numerosi punti oscuri e le palesi contraddizioni con leggi non abrogate e tuttora vigenti (Legge 148/1990, Dlgs 297/1994, DPR 275/1999).

 

Ci chiediamo anche: perché modificare radicalmente proprio i modelli organizzativi di Scuola dell’Infanzia e Scuola elementare, ignorandone sistematicamente le migliori esperienze e le fasi di profonde innovazioni che le hanno riguardate, se i diffusi apprezzamenti anche internazionali e i dati disponibili sui livelli di apprendimento (Ricerche LEA PIRLS del 1991 e del 2001) non supportano tale scelta? Al di là di diffusi luoghi comuni, inoltre, secondo dati ISTAT (dicembre 2001), lo stesso team docente è preferito all’insegnante unico da oltre il 65% delle famiglie consultate, che evidentemente ritengono anch’esse, come noi insegnanti,la pluralità di figure e di relazioni come un’opportunità di arricchimento e crescita per i minori in fase di formazione.

 

Soprattutto riteniamo che l’impianto della Riforma, nel suo complesso e per gli aspetti che maggiormente riguardano i nostri ordini di scuola, segni un momento di regressione culturale della Scuola Italiana, intaccandone dalle base i valori di pluralismo ideale e pedagogico:

  • E’ abolita la finalità della “formazione dell’uomo e del cittadino”, secondo i principi della Costituzione,

  • E’ tradito il valore dell’uguaglianza delle opportunità, fin dal richiamo all’art. 3 della Costituzione della Repubblica “ E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e  sociale del Paese”, e poi, nei fatti, in tutto il quadro della struttura organizzativa: come per la cosiddetta “personalizzazione”, che non significa più approcci allo stesso sapere, ma accesso a saperi diversi, dal momento che taluni verranno indirizzati a determinate attività ed altri no sulla base delle possibilità economiche delle famiglie: La differenziazione verrà poi ulteriormente rimarcata negli anni successivi, quando i ragazzi ad un’età ancora immatura (anche dodici anni e mezzo!) dovranno scegliere fra due indirizzi: quello dei Licei (alta cultura..”Teoria”) finalizzati ad una formazione più elevata, più forte, più scientifica, destinata evidentemente a chi sarà classe dirigente, e quella dell’istruzione professionale, finalizzata allo svolgimento dei “mestieri”. Ciò senza che sia previsto, come nei sistemi scolastici di altri paesi europei avanzati (Olanda, Belgio, Germania…) una fascia scolastica che faccia da “cuscinetto” nello sviluppo culturale e nell’accesso al mondo del lavoro, garantendo una solida cultura generale di base necessaria in una società, quale la nostra. Orientata a stili di vita sempre più flessibili, e dia,nel contempo, la possibilità disorientarsi effettivamente e senza rischio di alienazione in una scelta fondamentale per il successivo percorso di vita.

 Sembra che voglia mettersi in atto una sorta di selezione (naturale!) degli alunni in deboli e forti (culturalmente parlando), sacrificando senz’altro i primi (handicappati, svantaggiati…), con il rischio di assistere a classi differenziali mascherate dalla logica dei gruppi, e avvantaggiando i secondi, in coerenza con una concezione della società governata da logiche produttive consumistiche ed affaristiche.

Segnaliamo, inoltre, come un rischio ulteriore, la sovrapposizione fra il ruolo della famiglia, senz’altro primario nella formazione ed educazione dei ragazzi e quello della scuola che deve rimanere autonomo, basandosi sulle competenze professionali dei docenti e sulle finalità attribuite dalla Costituzione alla scuola pubblica. Ciò non sarà più, stando alle finalità della scuola dell’infanzia in cui si ribadisce il “rispetto della primaria responsabilità educativa dei genitori”, e stando ancora alla scelta delle attività facoltative e opzionali nella scuola elementare, in cui occorrerà tener conto delle “prevalenti richieste delle famiglie”.

 

Veniamo, infine, agli aspetti più strettamente organizzativi che pure determinano, come già accennato, il quadro culturale e pedagogico della nuova scuola.

 

Sarà ancora, se mai più di prima, un sistema a compartimenti-stagno, che in quanto tale comporterà “sofferenze” nei passaggi da una scuola all’altra: perché conservare la separazione fra i due ordini di Scuola primaria e Scuola media, se ambedue costituiscono il I° Ciclo del sistema scolastico? Eppure nelle Indicazioni si afferma il concetto della continuità, salvo poi propugnare, nel passaggio dalla Scuola Primaria alla Scuola Secondaria di primo grado, il “valore della rottura epistemologica e metodologica” molto esiziale ai fini della formazione di menti critiche.

 

Ancora, consideriamo inaccettabile la riduzione del tempo scuola a fronte di un’abnorme abbondanza di contenuti e dell’esigenza sempre avvertita di tempi distesi e arricchiti.

 

Ancora, consideriamo inaccettabile la riduzione del tempo scuola a fronte di un’abnorme abbondanza di contenuti e dell’esigenza sempre avvertita di tempi distesi e arricchiti.

 

Ultimo aspetto, ma non ultimo nella percezione fortemente negativa che noi ne abbiamo: il docente coordinatore unico.

 

Pensiamo che la scomparsa della pluralità degli interventi educativi con pari dignità fra i docenti del team, sancita dalla Legge  148/1990 non garantisca quella specializzazione negli ambiti disciplinari  e quella unitarietà del percorso formativo che portano all’unità della cultura.

 

Il modello di organizzazione didattica centrato sull’insegnante coordinatore tutor, non permetterà la strutturazione delle discipline, ma la conoscenza delle materie, contribuendo, congiuntamente  alla riduzione del tempo scuola, a sacrificare quelle metodologie di ricerca che dovrebbero, nell’ottica dei Programmi della Scuola Elementare, portare alla “progressiva costruzione della capacità di pensiero riflesso e critico”. Costituirà anche un impoverimento delle opportunità relazionali, che contribuirà ugualmente all’appiattirsi sull’unico modello di riferimento, a scapito di quella indipendenza di giudizio che pure i Programmi auspicano per la formazione di cittadini “consapevoli, responsabili, coerenti e critici”.

 

Segnerà, inoltre, una gerarchizzazione tra gli insegnanti, scardinando la pari dignità del gruppo docente e intaccando il principio della libertà di insegnamento e quelli della piena responsabilità  e del  pieno controllo nella programmazione del proprio lavoro, nell’assunzione delle decisioni e nei rapporti con le famiglie.

 

Per tutto quanto detto il Collegio

dichiara

di essere contrario allo stravolgimento degli attuali ordinamenti della Scuola e ritiene inoltre che allo stato attuale ed in assenza delle necessarie norme legislative la Riforma non possa essere applicata dal prossimo anno scolastico.

 

Approvato all’unanimità, con 95 voti favorevoli, 0 contrari, 0 astenuti espressi per alzata di mano.

 

Rionero 27 giugno 2003

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